domenica delle palme

AFORISMI DEL SIGNORE

giovedì 28 febbraio 2013

CONOSCERE MEGLIO GESU':La pesca ai tempi di Gesu'


La pesca ai tempi di Gesù


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Nel lago di Genezaret

Gli ebrei non furono mai un popolo di navigatori, nonostante vedessero il mare a poche decine di chilometri di distanza, da qualsiasi posto della loro terra ...
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Si fermarono alla pesca, limitandola quasi del tutto al lago di Genezaret, attestandosi ad alcuni piccoli scali, situati sulle rive occidentali del lago: Cafarnao, Magdala, Trachea, Tiberine, e, a nord est, Bethsaida. Le rive orientali, scoscese e disabitate, non fornivano né scali, né porti, o punti di vendita.

Col tempo, questa povera gente riuscì ad unirsi in piccole cooperative, che permettevano di guardare con più fiducia il domani e assicurarsi una difesa contro concorrenti e gente male intenzionata. Una di queste cooperative la troviamo sul Vangelo e operava a Cafarnao, con soci, come i due futuri apostoli, Pietro e Andrea, che erano oriundi di Bethsaida. Ne era capo un certo Zabadjah, marito di Maria Salone e padre di altri due apostoli, Giovanni e Giacomo.

 Poco alla volta, impararono ad usare non solo lenze, ami metallici, e reti comuni, ma anche quelle a strascico, a sciabica, con le quali rastrellavano i fondali del lago, raggiungevano profondità più ricche di pesci. Loro, i pescatori, se ne stavano sulla barca. semi nudi (quando la stagione lo permetteva) intenti a scrutare i movimenti dei pesci e tener d'occhio il cielo. Sapevano, in verità, che il loro lago, sprofondato ad opera di chissà quali vulcani preistorici, ad oltre 200 metri sotto l/m, appariva al loro sguardo come una enorme voragine, su cui svettavano da lontano le cime innevate del monte Ermon, o Antilibano, a oltre 2..000 s/m. 

Per cui sapevano che , a causa di bruschi sbalzi di pressione atmosferica, si potevano scatenare tempeste e nubifragi, capaci di rendere un inferno quella immensa distesa di acque. Le due tempeste raccontate dal Vangelo mostrano i nostri pescatori incapaci di fronteggiare la situazione, nonostante ce l'avessero messa tutta. Un bel problema era rappresentato, per i pescatori ebrei, dall'impegno di selezionare attentamente il pesce considerato "impuro": anguille, lamprede, siluri, e poi (se pesce di mare),murene, squali, razze ecc. In ogni caso, il consumatore non poteva attendersi mai pesce catturato di sabato, o di giorno festivo. 

Fortunatamente, il mestiere del pescatore non era compreso fra quelli disprezzati, come il pastore, l'allenatore di asini e tanti altri, dei quali finiremo di occuparci. Interessante anche la cura per conservare commestibile il pesce del Genezaret, venduto a Gerusalemme, dopo un viaggio di 4/5 giorni. Sappiamo, per la verità, che nella capitale c'era la cosiddetta "Porta del pesce", dalla quale si guardava bene il pio ebreo, perché i venditori erano Fenici, quindi pagani, quindi impuri. Anche il pescatore Giovanni, futuro evangelista, aveva in città una casa ed era ben "noto" in quella del sommo pontefice: non certo per altri titoli diversi da quello di commerciante di pesce.

Gesù trascorse tutta la sua vita pubblica fra questa povera gente...

                                              Don Lucio Luzzi

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"Non temere piccolo gregge" 

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